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Contrasto alla solitudine: intervento di Maria Letizia Burtulo di UTE al convegno sull'invecchiamento attivo

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Nella nostra regione la terza, dopo Liguria e Molise, per tasso d’invecchiamento (nonostante l’aumento di due punti della mortalità nei due anni del covid si è raggiunto l’ impressionante valore di 231,8) le famiglie mononucleari superano largamente il 40/44% (limitandosi ai dati dei capoluoghi provinciali) dei nuclei e ciò significa che, alla perdita dell’eventuale consorte, la quasi totalità degli anziani vive sola e la solitudine non voluta è all’origine di isolamento sociale, tristezza, carenza di stimoli, depressione e aggravamento degli indebolimenti fisici e mentali che appaiono nella terza e quarta età. 

Poiché l’istituzionalizzazione, al di là dei rilevanti costi economici la cui rapida crescita risulta quasi insostenibile per la nostra società, comporta sempre un rilevante stress iniziale e spesso un conseguente decadimento che solo alcuni riescono successivamente a superare, la stessa va quanto possibile ritardata favorendo in ogni modo l’invecchiamento attivo che è stato definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 come "il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano".

Numerosi studi internazionali testimoniano infatti il legame positivo esistente tra l’invecchiare in maniera attiva e i benefici sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita.

E’ proprio in questo settore che si inserisce l’azione preventiva svolta dalle Università della terza e libera età che, se si tiene conto solo delle sedi centrali (ma molte università operano anche in più sezioni o sedi didattiche distaccate) si sviluppa in oltre 30 comuni costituendo una rete diffusa su tutto il territorio regionale. La proposta è individualizzata e richiede una partecipazione attiva e stimolante, una scelta da parte dell’utenza e dei volontari (anch’essi in buona parte over 65) che ha la percezione di fare qualcosa di utile a sé e agli altri, di arricchire la propria mente, di approfondire i propri interessi e non semplicemente di riempire il tempo. 

Tale azione si esplica attraverso una pluralità di attività

Di tipo informativo sulla salute anche per approfondire la conoscenza delle patologie croniche e di come conviverci, contenere l’uso dei farmaci, promuovere l’igiene e le vaccinazioni, saper intervenire in casi di piccoli infortuni domestici, e sul benessere psicofisico generale e la promozione di stili di vita sani e di modalità comunicative e relazionali accoglienti e rassicuranti.
Attività motorie in palestra, in vasca e all’aperto adeguate alle diverse età e condizioni individuali (ad esempio ginnastica adattata con fisioterapisti, acquagym, nordic walking) attività rilassanti (musicoterapia, mindfulness, Thai Chi, yoga, danza nia) 
Corsi nei diversi ambiti del sapere dalle lingue antiche e moderne all’arte, alla letteratura alla storia e alla filosofia, dalle discipline tecnico-scientifiche a quelle economico giuridiche. Prima del Covid si erano raggiunte le 72.560 ore di lezione e i 20.480 associati (il 58 % di over 65).
Laboratori di creatività artistica e artigianale (pittura, intaglio e restauro del legno, mosaico, ceramica, bigiotteria, oreficeria, ricamo e sartoria)
Viaggi e visite didattiche a località, mostre e musei per approfondire la conoscenza del territorio,
Escursioni studiate per consentire la partecipazione alle diverse età, anche le più avanzate, con approfondimenti geologici, paleontologi, botanici ed ambientali 
Attività socializzanti come le già citate visite e camminate sul territorio, i giochi di logica, i corsi di cucina e di degustazione per non parlare dei gruppi corali e teatrali.
Digitalizzazione informatica che negli ultimi anni ha costituito un importante elemento formativo tale da allargare la fruizione di internet e consentire, durante le restrizioni dovute al covid, di seguire i corsi on line (un impegno gravoso per una realtà che si rivolge prevalentemente ad un pubblico anche assai lontane dalle nuove tecnologie e modalità comunicative. 
C’è stato un preciso impegno per consentire anche agli anziani di accedere ai portali della pubblica amministrazione quali l’agenzia delle entrate e Se.Sa.Mo, di utilizzare Spid, CIE (c. identità elettronica), CNS (carta nazionale dei servizi), a tal fine si sono avviati anche sportelli di pronto soccorso informatico per dare indicazioni individualizzate in ambiente protetto e con didattiche semplici ed accoglienti che si sono rilevate particolarmente adatte per rivolgersi a chi dell’informatica e delle nuove modalità comunicative ha un certo timore. Proprio grazie alla coprogettazione regionale nell’ambito del progetto Si Fa Rete (illustrato più dettagliatamente nell’altra tavola rotonda) tale servizio è stato esteso anche a tutta la popolazione in ampi settori della nostra regione (è presente in tutte le province e particolarmente esteso in quelle di Udine e Trieste)

Numerosissime sono anche le iniziative: mostre, concerti, attività teatrali e soprattutto conferenze aperte a tutta la cittadinanza.
In tutte queste attività la dimensione di allenamento del corpo e della mente non è mai disgiunta dalla socializzazione; viene fatto ogni sforzo per creare ambienti accoglienti dove intrattenersi e per garantire una didattica attiva e coinvolgente e un dialogo tra docenti e discenti. facilitato anche dall’ampio utilizzo di volontari che sono allo stesso tempo insegnanti ed allievi. 

La pandemia ha inciso pesantemente su queste realtà dimezzando gli associati e riducendo drasticamente le ore di lezione (soltanto 18.483 nel 2020/21): alcune associazioni hanno interrotto le attività, altre hanno cercato di sopperire sostituendo i corsi in presenza con quelli on line. La ripresa è oggi evidente anche se le 57.420 ore di lezione dichiarate nel 2021/22 sono ancora lontane dai valori prepandemia; tuttavia non si può non registrare un’iniziale difficoltà ed un evidente timore a riprendere la socializzazione interrotta; ci confortano tuttavia i rapidi miglioramenti nella capacità di seguire le lezioni e nello spirito che abbiamo avuto modo di constatare già dopo i primi mesi di attività.

Tutti i questionari effettuati per i diversi progetti ed attività hanno sempre attestato un elevato indice di gradimento, una crescita delle relazioni interpersonali e un miglioramento della percezione di sé, e del proprio benessere psicofisico così come i test effettuati in alcuni casi ad inizio e fine attività sia per corsi di lingue straniere che per attività informatiche o di stimolazione cognitiva hanno registrato sempre, sia pure in misura individualmente anche assai diversa, effettivi miglioramenti nella capacità di reazione. 

Anche su tali basi possiamo dire che: contrasto alla solitudine, ritardo nell’istituzionalizzazione, mantenimento del benessere psicofisico, ampliamento dell’informazione in campo sanitario, attenzione ai corretti stili di vita, potenziamento dell’autonomia individuale nell’utilizzo dei moderni dispositivi tecnologici, crescita culturale, sviluppo della creatività, miglioramento dell’umore, dell’autostima e della capacità di relazionarsi accrescendo la rete sociale sono obiettivi che, per gli anziani d’età ma giovani di spirito che frequentano le nostre università, possono dirsi obiettivi in buona parte raggiunti.

Negli ultimi anni, oltre ai finanziamenti ordinari indispensabili per la sopravvivenza e al bando regionale per finanziamenti in conto capitale, che ha consentito a talune realtà una significativa svolta nella propria organizzazione, molte UTE si sono unite in partenariato per la realizzazione di progetti, promossi da altri bandi regionali, fatto che è risultato estremamente positivo ai fini della reciproca conoscenza, diffusione di buone pratiche, conoscenza del territorio e delle sue opportunità sostituzione della competitività con la collaborazione. E’ grazie a tali esperienze che si è riusciti ad organizzare un tavolo di coordinamento e a migliorare il dialogo con la P.A.

Così come la collaborazione con le aziende sanitarie, con associazioni attive in altri settori (salute, handicap, diritti delle donne) e con alcune scuole per far conoscere e avvicinare i giovani al volontariato e per sperimentare attività insieme hanno favorito il dialogo intergenerazionale.

Ad oggi tuttavia i finanziamenti pubblici, inclusi quelli destinati all’invecchiamento attivo si sono rivolti principalmente verso gli anziani non autosufficienti ricercando anche soluzioni alternative dalla formazione dei caregiver, ai trasporti, alla spesa a domicilio, all’avvio di sperimentazioni di cohousing ma riteniamo che, anche in termini di risparmio, sarebbe necessario un maggiore sostegno a chi opera per far sì che l’anziano rimanga autonomo nelle incombenze giornaliere, mantenga e costruisca relazioni, conservi curiosità intellettuale e empatia per gli altri. 

Maria Letizia Burtulo

Presidente UTE Paolo Naliato -Udine

Referente tavolo di coordinamento delle Università della terza e libera età regione FVG

Contenuti dal convegno sull'invecchiamento attivo, parola a Valentina Benedetti di ACLI FVG, insieme alla presentazione di Valentina Benedetti di ACLI FVG.